Che verità nei primi paragrafi! È tremendo ma è cosi, la maternità ed i cambiamenti che ne derivano sono uno spartiacque che nemmeno Mosè. Nonostante il mio sangue femminista mi ci sono trovata anche io a pensare o pronunciare quella frase: "fai un figlio poi ne riparliamo", non credo venga dalla cattiveria, ne dall'invidia, credo sinceramente che questo pensiero affondi i suoi artigli in una società ancora fortemente patriarcale per cui se dopo aver avuto un figlio non ti annulli per lui e per la famiglia, non sei una brava madre. E tutte noi, in fondo, vogliamo esserlo.
È vero, viene anche da quella censura che cito e che si abbatte su di noi e spesso ci toglie la possibilità di dire l’indicibile. Per questo tutto gli spazi di dialogo per me sono politici.
Se c’è una cosa bella che mi è successa nell’unico gruppo creativo che io abbia mai frequentato, é stata poter parlare con donne che sono madri ma non giudicano quelle che non hanno figli, tipo me.
Dovrebbe essere fuorilegge essere considerate “brave donne” oppure no partendo dai figli che abbiamo, ma purtroppo succede spesso.
Si può far uscire una ragazza da un gruppo creativo, ma non si può fare uscire il gruppo creativo da quella ragazza 💕 continuiamo a riunirci, è solo l’inizio.
Quanto è liberatorio leggere quello che si tende a non dire, che è sconveniente, o doloroso, o solo difficile da dire, perpetuando silenzi e divisioni. Grazie ragazze, un dialogo bellissimo
Il mio punto di vista sulla questione é di carattere biologico/evoluzionario, forse poco empatico e poco attaccato all'individuo ma che fatico a lasciar andare perché sento che mi dà una maggiore consapevolezza della specie.
Onestamente penso che non ci sia niente di male nella considerazione della donna come madre in potenza, o più che altro è inevitabile. Siamo tutti genitori in potenza in quanto la direzione della specie è per forza di cose quella. Questo poi non dovrebbe precludere un bel niente, men che meno il diritto di non essere genitori, però non dovrebbe neanche sorprendere che la prospettiva "automatica" sia quella. Non penso che sia patriarcato, è sopravvivenza della specie; e molto personalmente penso che sia anche un automatismo insito in noi, che ci deve essere, che è meraviglioso che ci sia e che è vita stessa. È un problema quando è un automatismo che si estremizza e degenera e crea disparità in una società che ha la possibilità di "gestire" alcuni automatismi. Poi la mia prospettiva è anche un po' ipocrita, il desiderio di essere genitore è tra i maggiori che ho, onestamente forse il maggiore in assoluto, quindi è anche facile per me sostenere le cose che ho detto.
É patriarcato nel momento in cui la considerazione della donna come madre è L'UNICA considerazione della donna, e nel momento in cui l'asimmetria di genere relega la donna come principale curatrice dei figli.
Per me la frase delle due signore non è tanto grave in quanto giudizio e confronto madre-non madre perché la vedo inevitabile e onestamente anche giustificata per loro due. È quasi un sinonimo di adulto-giovane. La vedo grave, ma soprattutto "triste", nel momento in cui sottintende una disparità nei ruoli dei genitori, sottintende che l'arrivo di un figlio ti distrugge la vita soprattutto perché sei madre e non perché sei genitore, e che la spartizione dei compiti e dei carichi è totalmente asimmetrica.
Anche qui ci sono in gioco delle parti biologiche, e anche culturali, però penso che si possa fare molto meglio. E penso che per farlo bisogna anche evolvere la figura del padre, e non solo ridimensionare quella della madre.
È patriarcato anche quando le ragazze e le donne hanno difficoltà a trovare la propria voce, a focalizzare i desideri. Perché sì, anche desiderare liberamente è un privilegio.
Nonostante le difficoltà e le oggettive disparità, nutro grande fiducia nei padri del presente (e del futuro), e a questo proposito penso possa interessarti il lavoro che sta facendo qui su Substack Pietro Izzo, con la sua NL Patrilineare.
Bellissima puntata 🫶🏻
Silvia 💕
Che verità nei primi paragrafi! È tremendo ma è cosi, la maternità ed i cambiamenti che ne derivano sono uno spartiacque che nemmeno Mosè. Nonostante il mio sangue femminista mi ci sono trovata anche io a pensare o pronunciare quella frase: "fai un figlio poi ne riparliamo", non credo venga dalla cattiveria, ne dall'invidia, credo sinceramente che questo pensiero affondi i suoi artigli in una società ancora fortemente patriarcale per cui se dopo aver avuto un figlio non ti annulli per lui e per la famiglia, non sei una brava madre. E tutte noi, in fondo, vogliamo esserlo.
È vero, viene anche da quella censura che cito e che si abbatte su di noi e spesso ci toglie la possibilità di dire l’indicibile. Per questo tutto gli spazi di dialogo per me sono politici.
Se c’è una cosa bella che mi è successa nell’unico gruppo creativo che io abbia mai frequentato, é stata poter parlare con donne che sono madri ma non giudicano quelle che non hanno figli, tipo me.
Dovrebbe essere fuorilegge essere considerate “brave donne” oppure no partendo dai figli che abbiamo, ma purtroppo succede spesso.
Grazie ragazze, puntata bellissima ✨
Si può far uscire una ragazza da un gruppo creativo, ma non si può fare uscire il gruppo creativo da quella ragazza 💕 continuiamo a riunirci, è solo l’inizio.
Quanto è liberatorio leggere quello che si tende a non dire, che è sconveniente, o doloroso, o solo difficile da dire, perpetuando silenzi e divisioni. Grazie ragazze, un dialogo bellissimo
Grazie a te per il modo in cui leggi e racconti la lettura 💕
Grazie Sara ❤️❤️
Il mio punto di vista sulla questione é di carattere biologico/evoluzionario, forse poco empatico e poco attaccato all'individuo ma che fatico a lasciar andare perché sento che mi dà una maggiore consapevolezza della specie.
Onestamente penso che non ci sia niente di male nella considerazione della donna come madre in potenza, o più che altro è inevitabile. Siamo tutti genitori in potenza in quanto la direzione della specie è per forza di cose quella. Questo poi non dovrebbe precludere un bel niente, men che meno il diritto di non essere genitori, però non dovrebbe neanche sorprendere che la prospettiva "automatica" sia quella. Non penso che sia patriarcato, è sopravvivenza della specie; e molto personalmente penso che sia anche un automatismo insito in noi, che ci deve essere, che è meraviglioso che ci sia e che è vita stessa. È un problema quando è un automatismo che si estremizza e degenera e crea disparità in una società che ha la possibilità di "gestire" alcuni automatismi. Poi la mia prospettiva è anche un po' ipocrita, il desiderio di essere genitore è tra i maggiori che ho, onestamente forse il maggiore in assoluto, quindi è anche facile per me sostenere le cose che ho detto.
É patriarcato nel momento in cui la considerazione della donna come madre è L'UNICA considerazione della donna, e nel momento in cui l'asimmetria di genere relega la donna come principale curatrice dei figli.
Per me la frase delle due signore non è tanto grave in quanto giudizio e confronto madre-non madre perché la vedo inevitabile e onestamente anche giustificata per loro due. È quasi un sinonimo di adulto-giovane. La vedo grave, ma soprattutto "triste", nel momento in cui sottintende una disparità nei ruoli dei genitori, sottintende che l'arrivo di un figlio ti distrugge la vita soprattutto perché sei madre e non perché sei genitore, e che la spartizione dei compiti e dei carichi è totalmente asimmetrica.
Anche qui ci sono in gioco delle parti biologiche, e anche culturali, però penso che si possa fare molto meglio. E penso che per farlo bisogna anche evolvere la figura del padre, e non solo ridimensionare quella della madre.
È patriarcato anche quando le ragazze e le donne hanno difficoltà a trovare la propria voce, a focalizzare i desideri. Perché sì, anche desiderare liberamente è un privilegio.
Nonostante le difficoltà e le oggettive disparità, nutro grande fiducia nei padri del presente (e del futuro), e a questo proposito penso possa interessarti il lavoro che sta facendo qui su Substack Pietro Izzo, con la sua NL Patrilineare.
Grazie per il consiglio!