le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne. Le donne spesso si vergognano d’avere questo guaio (…) ma a me non è mai successo d’incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e di pietoso che non c’è negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro.
(Natalia Ginzburg, Discorso sulle donne - apparso su la rivista Mercurio, fondata da Alba de Céspedes, nel 1948)
Working Girl (1988, Una donna in carriera) è un film che racconta la risalita dal pozzo di una donna animata da un forte desiderio di crescita e rivincita.
Diretto da Mike Nichols, non è solo uno dei film più riusciti degli anni Ottanta, ma è anche quello che mi ha fatto conoscere Tess McGill, che per me è stata modello di madre cinematografica.
Non siamo nel territorio classico delle commedie romantiche, come dice il titolo stesso, Working Girl è un film che parla di lavoro e che si serve dell'amore solo per tracciare un percorso che dal desiderio conduce alla realizzazione personale.
I miei genitori hanno vissuto il Sessantotto, mia madre ha partecipato alle riunioni universitarie di autocoscienza femminista, ha vissuto sulla sua pelle i contrasti tra quei movimenti e l’educazione domestica che si assorbiva in famiglia. Nella casa in cui mia madre è cresciuta lo spazio dei maschi era prioritario rispetto a quello delle femmine; anche se lei, a differenza di mia nonna, ha potuto studiare e laurearsi, non aveva la stessa rilevanza dei suoi fratelli. Alcuni concetti passano anche se non vengono esplicitati, si attaccano alle mura domestiche, sono tantissimi i modi in cui impariamo (o non impariamo) a trovare il nostro spazio nel mondo. Se ci fanno credere che mettersi al centro non sta bene, pensarci alla guida di un progetto lavorativo può diventare problematico. Forse è anche per questo che il lavoro è per me un tema cruciale. Nel 2024 parlare del lavoro delle donne è ancora un atto politico e un’istanza femminista.
La retorica del se vuoi puoi reperibile all’interno del film è sicuramente invecchiata male, ma Working Girl veicola ugualmente messaggi femministi importanti. La scelta di far ruotare la storia attorno a Tess McGill (Melanie Griffith) – segretaria, per giunta bella e bionda – e di seguirla nelle difficoltà che incontra in quanto donna per realizzare il suo sogno, ha un enorme valore politico.
Un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, dice Natalia Ginzburg e tutte capiamo a cosa si riferisce, la strada che percorriamo è costellata di ostacoli che la maggior parte degli uomini non immagina neanche: c'è il pericolo di esser considerate stupide perché carine, c'è la necessità costante di guardarsi alle spalle in ascensore, quando si fa la fila, mentre ci si diverte ad un concerto per evitare di essere palpate, il bisogno di cambiarsi le scarpe in fretta e furia perché nel mondo del lavoro ci vogliono adeguate e prestanti e questo non combacia mai con la comodità, c'è l'arte del prevenire le molestie, rimanendo sempre in guardia. La nostra è una vita in-difesa. Tutte queste cose Tess le vive in prima persona in un film cult degli anni Ottanta che ha il merito di conciliare lo spirito della commedia con un'analisi politica dell'ambizione femminile per nulla banale.
Dentro il film
I titoli di testa sono elettrizzanti, un piccolo capolavoro, il brano di Carly Simon (Let the river run) ci catapulta all'interno del tessuto narrativo svelandoci l'essenza del racconto: prendiamo il traghetto che da Staten Island porta a Manhattan e vediamo la Statua della Libertà, questa visione suona come una promessa.
È il compleanno di Tess, la sua amica Cynthia (Joan Cusack) le chiede se ha espresso un desiderio, e lei lo ha fatto, vuole cambiare, ci è chiaro che è una donna in transito.
L'altra cosa che emerge è che Tess deve farsi largo in un mondo pensato per i maschi. Lei non viene vista per ciò che è realmente e il luogo in cui lavora non le fornisce occasioni di formazione. Frequenta la scuola serale e dalla periferia, si porta dentro con furore il sogno di emergere nel Financial District of Manhattan.
Da come reagisce alle molestie di un qualunque collega, noi comprendiamo che non è una che sta zitta.
La prima donna con cui Tess lavora è Katharine Parker (Sigourney Weaver), che si mostra subito ambigua: le permette di chiamarla per nome ma le chiede comunque di farle il caffè; Tess, non coglie i segnali di pericolo perché vede in Katharine un modello idealizzato, la ammira, vorrebbe essere lei.
Nel frattempo, si profila un sottocoro di cui vi parlo spesso, sono le voci delle segretarie che abitano il mondo delle donne, le avevamo già incontrate nella puntata su Marnie.
Le segretarie, chiuse in bagno, parlano di pillola anticoncezionale, si nascondono dai potenti, si confidano, trovano modi sempre nuovi per aiutarsi, solo tra loro si sentono al sicuro, insieme è come se avessero un corpo unico.
La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna.
(Viola Ardone, Oliva Denaro)
Katharine è la grande antagonista del film, una rivale d'amore atipica in un tessuto narrativo che non pone il focus sull'amore ma sul lavoro. Tess ne rimane stregata, fino al momento in cui l'incantesimo perde i suoi effetti e l'inganno si svela. Questa è la catabasi, il tradimento colpisce la nostra eroina su più fronti, arriva dal suo modello di donna e subito dopo anche dal compagno (Alec Baldwin). Non una gran perdita: Mick è il fidanzato che regala solo perizomi e reggiseni. La nostra eroina non ha più nulla da perdere e quindi decide di rischiare, di cambiare le regole.
Il ricordo
L'incontro con Jack Trainer (Harrison Ford) rappresenta il sogno d'amore, ma Tess McGill non mette mai in secondo piano le sue ambizioni e si lascia andare con lui solo dopo aver raggiunto i primi riconoscimenti professionali.
Un secondo dopo averla vista, Jack decide che deve provarci, capisce che lei lo sta cercando e si finge un'altra persona per evitare di parlare di lavoro e poi comincia a farle mansplaining pronunciando questa frase a effetto: Tu sei la prima donna vestita da donna che incontro, non sei come quelle donne che si vestono come immaginano che farebbe un uomo se fosse una donna.
Quando ascolto il pezzo di Carly Simon (la classica melodia che mi fa cantare in playback ovunque mi trovi), mi viene in mente l’adolescenza, forse perché è un brano che parla di trasformazione. Questa magica associazione mi ha riportata a quel periodo in cui andavo a ballare con le amiche. Adesso che di anni ne ho quaranta leggo quella fase con maggior chiarezza: era bello sentire i nostri corpi accendersi, ma quanto sarebbe stato più facile se la società non ci avesse educate a compiacere e soprattutto se non fosse esistito il catcalling? Il catcalling è un vero e proprio tema: ogni giorno Tess deve stare all'erta. Spesso immagino vite differenti e mi chiedo cosa avrei fatto, cosa avremmo fatto tutte, senza il pensiero costante di doverci difendere.
Abiti e trucco di Tess
Gli abiti e il trucco hanno uno specifico peso narrativo, all'inizio i capelli della nostra protagonista sono voluminosi, lunghi, frisé, come suggerisce la moda di quegli anni. Il trucco è appariscente, indimenticabile l’ombretto fluo viola e azzurro di Cynthia.
Più Tess si avvicina al mondo della finanza, più il suo aspetto subisce una trasformazione: per esser presa sul serio comincia a truccarsi di meno, si fa tagliare i capelli, sceglie un abito raffinato per un importante appuntamento di lavoro, un abito senza fiocchi, come le fa notare l'amica. Ed è proprio la scoperta del prezzo dell'abito a mandarla in crisi e a spingerla a prendere un valium prima dell'incontro con Jack Trainer.
Insieme all'abbigliamento, cambia anche lei: se da un lato deve assimilare le regole dei potenti per farsi strada e quindi puntare ad un'immagine più sobria, dall'altro Tess diventa più consapevole delle sue scelte, acquisisce un potere nuovo. Alla fine del film sarà libera di indossare un abito sfarzoso e colorato per il matrimonio dell'amica, ma anche vestiti comodi per viaggiare in traghetto.
Il film non si conclude con la celebrazione dell'amore romantico, l'ultima scena ci conduce a quella promessa dove tutto è iniziato. Tess è nel suo nuovo ufficio, con gli occhi puntati su Manhattan, alza il telefono e chiama la sua amica Cyn per gioire insieme a lei.
La scintilla
Una donna in carriera è un film scritto e diretto da uomini. Trovo molto difficile credere che la writers room di un film che pone al centro il desiderio di una donna non si sia servita di contributi autoriali femminili. Poi il mio pensiero è andato al lavoro invisibile delle donne, quello che si svolge ogni giorno dietro le porte di casa, che permette il progredire di carriere o che rende più facile la vita di mariti, compagni, figli. D'altronde non c'è cosa più difficile che spiegare a un uomo il significato del carico mentale; a questo proposito ti consiglio una storia a fumetti sul tema, perfetta da regalare: Bastava chiedere della fumettista francese Emma.
Se sei un uomo e mi stai leggendo, quand'è stata l'ultima volta che hai ringraziato pubblicamente una donna?
Il vento di marzo porta novità
Negli ultimi mesi è accaduta una cosa che non avrei mai immaginato: ho conosciuto Alessia Munari, professionista della guida, e ho ideato insieme a lei un progetto che ruota intorno al desiderio di guidare delle donne. I luoghi comuni che ritraggono le donne come incapaci di guidare influiscono sulle nostre azioni? Questa è solo una delle domande che io e Alessia ci siamo poste. Partiamo l’8 marzo con una puntata che vi porterà nella Roma degli anni Cinquanta: salite a bordo?
Sono Serena Blasi, lavoro con le parole e con i ricordi. Studio e ricerco storie di figlie e di madri nella letteratura, nei film e nelle serie tv e creo percorsi di lettura per scoprire e tradurre le voci delle donne.
Una figlia per amica è una newsletter gratuita che richiede però molto lavoro, se ti va puoi offrirmi un cappuccino o ciò che più ti piace: il mio cuore ricco di citazioni ti sarà riconoscente.
Un grazie pieno di affetto ad Alice Fadda per le splendide illustrazioni.
anch'io, come te e come tutte le donne, ho grande e antica pratica di pozzi: mi accade spesso di cadervi e vi cado proprio di schianto (…) ma – al contrario di te – io credo che questi pozzi siano la nostra forza. Poiché ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano.
(Alba de Céspedes, Lettera a Natalia Ginzburg)
Tra Natalia e Alba, due maestre, ci sei tu che dispieghi il tuo sguardo sul nostro mondo (di donne) e io ritrovo la speranza. Perché anche se fatichiamo ancora il doppio, sappiamo che parlarne aiuta a tirarci fuori dai pozzi. O almeno a trovare compagnia mentre stiamo là sotto
Ci ho pensato ora, rileggendo: quel coro di segretarie non ricorda tanto anche il coro delle tragedie greche?