Ci sedemmo al tavolo della cucina, mentre Tina e Imma parlottavano a bassa voce muovendo sul pavimento bambole, carrozze e cavalli. (…) Quanto tempo era che non ci impegnavamo insieme in qualcosa. Lei sembrò contenta, capii che era quello che voleva e si aspettava da me.
(Elena Ferrante, Storia della bambina perduta)
Tornare non è mai semplice, ritrovare un vecchio luogo, una vecchia amica, riprendere e ridare vita ad un progetto creativo. Sono tutte azioni che richiedono energie nuove. La newsletter si è assopita per due mesi perché mi sono dedicata ad un corso di formazione full time che ha assorbito tutto il mio tempo libero. La newsletter è stata silente ma ha continuato a sognare: non ho mai smesso di appuntare idee e suggestioni. Adesso sono in sella al mio ritorno, mi accomodo. Fatelo insieme a me, vi faccio posto. C’è un segreto per rendere i ritorni più soffici: bisogna sentirsi a proprio agio. Ecco perché mi sono affidata ad Elena Ferrante per la citazione a inizio puntata.
Una delle cose più belle che la scrittura di Elena Ferrante mi ha trasmesso è proprio l’arte del ritorno: ritornare alle radici, ritornare all’infanzia e all’adolescenza, ritornare al desiderio di maternità, ritornare al desiderio, alla scrittura. Ma sopra ogni cosa ritornare a me stessa.
Dove ti sei perduta
da quale dove non torni,
assediata
bruci senza origine.
Questo fuoco
deve trovare le sue parole
pronunciare condizioni
di smarrimento dire:
«Sei l’unica me che ho
torna a casa»
(Chandra Livia Candiani, La domanda della sete)
E mentre fuori urlano e strepitano e ci impongono di scegliere che tipo di donna essere: madre, lavoratrice, non madre, una della sfide più importanti del dibattito femminista rimane saper tornare a noi stesse, ascoltare la nostra voce, farla emergere.
In questo novembre ritorno dunque con Taglia e cuci, la rubrica di Una figlia per amica che vuole farvi conoscere lo sguardo di altre donne.
La voce che ascoltiamo oggi è quella di Caterina lettureinviaggio: Allevatrice di unicorni a Berlino e CEO di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese. Ha un alter ego: Katy Poppins.
Ciao Caterina, che piacere averti qui. Qualche domanda introduttiva per presentarti alle amiche e agli amici della newsletter. Da quanto tempo vivi a Berlino e che rapporto hai con la città? Ti va di raccontarci il tuo luogo berlinese del cuore?
«Ciao Serena, grazie per avermi invitata. Che bello essere qui e chiacchierare un po’ con te! Spero di poterlo fare dal vivo un giorno.
Mi chiedevi di Berlino: ci vivo dal 2015. Questa città si è affacciata nella mia vita all’improvviso, mentre ero intenta a ricostruirmi altrove. All’epoca vivevo a Brighton e credevo che non avrei mai lasciato l’Inghilterra. Invece nel giro di due mesi mi sono ritrovata nella capitale tedesca.
Ci ho messo tempo ad affezionarmi alle sue incongruenze, ai suoi fantasmi, alla sua mutevolezza. Berlino è intensa. Ti chiede di osservare con attenzione e assenza di giudizio, di scavare. Il filtro letterario, quello fotografico e la scrittura sono i mezzi con cui la osservo, la studio, la assimilo.
I luoghi che frequento abitualmente hanno a che fare con le piante e con l’acqua, due cose di cui la città è ricca. Mi siedo volentieri lungo il fiume Sprea con l'arrivo della primavera, frequento parchi (soprattutto Treptower Park, Volkspark Friedrichshain e Tiergarten), cimiteri e di tanto in tanto vado al Britzer Garten (un oasi di quiete). Acqua e piante a parte, amo la zona intorno ad Hackeschermarkt.
Eccoci con la domanda di rito in questo spazio al femminile: che amica sei stata da bambina e che amica sei adesso?
«Se mi guardo indietro vedo un'amica divertente, spensierata, priva di senso pratico, ritardaria, ingenua, smemorata, con l'orecchio attento e un cervello empatico. Quella ragazza a un certo punto ha abbandonato il suo mondo ed è partita per un viaggio da cui non è ancora tornata, nel corso del quale ha iniziato a decostruire vecchi schemi e credenze e a prendersi cura di se stessa e di chi la circonda. Oggi è un’amica più consapevole e presente, che arriva sempre in anticipo agli appuntamenti. Ha pezzi di cuore sparsi fra vari paesi e vive i legami affettivi con una gratitudine e un’intensità che prima non credeva possibili.»
Che rapporto hai con i segnali della vita? Siamo noi a scegliere i luoghi in cui vivere o sono i luoghi a scegliere noi?
«Tendo a seguire i fili rossi, gli intrecci inaspettati che la vita propone in maniera apparentemente casuale. Sono fatta d'acqua e intuito. Percepisco la realtà come un organismo complesso formato da parti interconnesse, che si scambiano informazioni di continuo influenzandosi a vicenda.
I luoghi ci raggiungono attraverso libri, film, persone, opportunità, bisogni. Brighton è arrivata a me sotto forma di suggerimento. Ricordo ancora lo sconosciuto che mi consigliò, anni prima della partenza, i corsi di inglese dell’università del Sussex. Berlino, invece, l'avevo già visitata in occasione di un concerto dei Pearl Jam nel 2012 e quando è tornata da me travestita da proposta di lavoro per il mio compagno mi sono limitata a seguire il filo rosso che avevo davanti.
Queste due città hanno uno spirito libero e incline al cambiamento. Sono dei luoghi a sé stanti rispetto al territorio di cui fanno parte ed esprimono qualità a me congeniali. A Brighton ho visto cosa succede quando si è in quella disposizione d’animo che fa accadere le cose una coincidenza dopo l’altra. Tutto avviene senza fatica. Non c’è attrito. Lì ero la protagonista di un film dalla sceneggiatura perfetta. A Berlino sono nate idee, progetti e figlə. Il film continua, solo che adesso il mio personaggio compie azioni dai risultati diluiti nel tempo, il cui esito pare incerto. In più non mancano né l’attrito né la fatica. Serena, che ne dici se ci rincontrassimo qui fra cinque anni, per vedere se di questo film ci sarà un nuovo capitolo, magari altrove? Un abbraccio!»
Il nostro appuntamento con Taglia e cuci torna a dicembre; se ti va di chiacchierare con me, se hai una storia da raccontarmi e senti affinità con i temi che propongo, puoi scrivermi una mail.
Sono Serena Blasi, lavoro con le parole e con i ricordi. Studio e ricerco storie di figlie e di madri nella letteratura, nei film e nelle serie tv e creo percorsi di lettura per scoprire e tradurre le voci delle donne.
Una figlia per amica è una newsletter gratuita che richiede però molto lavoro, se ti va puoi offrirmi un cappuccino o ciò che più ti piace: il mio cuore ricco di citazioni ti sarà riconoscente.
Un grazie pieno di affetto ad Alice Fadda per le splendide illustrazioni.
Noi crediamo (…) di star compiendo il viaggio d’andata. Ma in realtà siamo sulla via del ritorno. E tale ritorno ci conduce nel luogo donde partimmo. Se risposte vi sono, queste ci trascendono. Le troveremo là, giunte prima di noi.
(Pamela L. Travers, La sapienza segreta delle api)
Com'è bello leggervi insieme <3 due miei fili rossi che si incontrano.
In questi giorni un po' così avevo proprio bisogno di questa chiacchierata ❤️