ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra
(Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome)
Vedo l'amica con cui ho condiviso infanzia, difficoltà scolastiche, primi desideri d'amore; vedo lei, ma anche le amiche che ho conosciuto più avanti, al di fuori della scuola, durante un laboratorio, una cena, un incontro inaspettato.
Con alcune compagne del liceo trascorrevo ore sui banchi, condividendo anche cene di famiglia, attività sportive, vacanze estive: siete due corpi e un'anima ci dicevano e noi non capivamo lo stupore che accompagnava queste parole. Stare sempre insieme era normale, la simbiosi faceva parte del nostro essere adolescenti.
Il modo in cui il tempo viene percepito, negli anni si trasforma. Quando ero piccola i tre mesi estivi creavano oceani di distanza tra me e le persone della mia vita, l'idea di non vedere la mia migliore amica per tre mesi mi faceva soffrire. Ad un certo punto, il tempo comincia ad accorciarsi ma acquista anche profondità: adesso quando vado al ristorante con un'amica, sento la gioia e la responsabilità dell'ascolto, sono concentrata e non provo più il desiderio – ansioso e necessario – di ingoiare il tempo, posso regalare calma e solidità, posso stare, mentre la vita continua ad accadere.
Silvia Grasso – scrittrice e filosofa femminista – è l'ospite di questo mese, sono molto felice di averla qui anche perché trovo autentico il modo in cui utilizza la sua voce per parlare di amicizia femminile e di relazioni in generale.
Cara Silvia, nella mia piccola introduzione mi sono soffermata sul ritmo dell'amicizia. Qual era il tuo rapporto con l'amicizia femminile da bambina e come è cambiato nel tempo? Hai avuto un'amicizia simbiotica che ti va di raccontarci?
«Se dovessi seguirti nella metafora del ritmo e della musica, ti direi che il mio ritmo personale è una grande sinfonia classica di Gustav Mahler: l’inizio è impetuoso e il susseguirsi ricco di pause silenziose e intense ma che procedono sempre in armonia. Questo per dire che l’amicizia, nella mia vita, ha costituito un flusso resistente e strutturato che non mi ha mai abbandonata anche quando sembrava silenziarsi, esattamente come le composizioni musicali di Mahler che tanto amo.
Sono stata da sempre una bambina solitaria e indipendente e, probabilmente per questo motivo, anche durante la mia adolescenza non ho mai avuto un’amicizia simbiotica e gemellare per come la si può classicamente immaginare. Tuttavia, se penso alla storia di amicizia meravigliosa e insieme conflittuale che, con L’amica Geniale, ci ha regalato la nostra amatissima Elena Ferrante, mi sembra di riconoscere tutti gli elementi descritti e poterli individuare nella mia esperienza personale. Quando mi capita di dover parlare dell’opera immensa di Elena Ferrante ci tengo sempre a dire una cosa: la sua peculiarità è la capacità di scavare dentro la nostra memoria e storia e saper nominare le cose a cui non sappiamo dare un nome. Ecco perché la nostra amata scrittrice è riuscita a unire generazioni di donne profondamente diverse con la descrizione capillare delle relazioni più importanti nella fase della loro crescita: la relazione materna e quella di amicizia. Non pensiamo mai al modo con cui questo tipo di relazioni ci plasmano come individui e come donne nel mondo, eppure noi diventiamo quello che siamo anche e soprattutto attraverso le esperienze relazionali che intratteniamo o no con le altre donne. Descriverei il filo che mi ha sempre legato alle mie amiche come uno scivolosissimo nastro di raso che allenta i nodi più che stringerli. Sono cresciuta in una famiglia con più donne che uomini e fin da bambina ho sempre avuto amiche profondamente diverse da me. Questa per me è stata la chiave non solo del mio arricchimento personale ma, soprattutto, di una educazione alla diversità di cui sono profondamente grata. Con il tempo ho imparato a custodire queste caratteristiche e a coltivare il rispetto per l’altra. Le amiche, anche quelle che sembrano appartenerci profondamente, sono sempre diverse da noi e sono destinate a percorsi di vita diversi.
Penso che tenerlo a mente sia una delle regole più importanti delle amicizie solide e durevoli nel tempo».
Sui social si incrociano tante persone, so che anche tu hai avviato amicizie importanti partendo da una conoscenza virtuale. Che valore hanno per te questi incontri? C’è stato un cambiamento negli anni nel tuo modo di percepire l’inizio di una relazione online?
«Mi sento di poter affermare con cognizione di causa che oggi la distinzione tra reale e virtuale sia meno netta rispetto agli inizi. Per quanto riguarda i social, stiamo attraversando un momento di vero e proprio assestamento non privo di difficoltà: leggi ancora da scrivere, nuove regole comportamentali da apprendere, necessarie per poter abitare gli spazi virtuali e, soprattutto, dobbiamo ancora educarci alla gestione delle emozioni e dei sentimenti e alle loro manifestazioni online. Abbiamo avuto un momento iniziale di legittimo entusiasmo ma dopo il covid e l’esagerata immersione nella virtualità che ne è conseguita, stiamo vivendo una fase di rigetto e di ricerca di equilibrio. Penso che questo processo sia molto sano dal momento che la relazione con la tecnologia è parte di un fenomeno irreversibile, dunque è bene educarci a tutti i livelli. Tutte e tutti, ormai, sappiamo bene che per quanto virtuale si tratta pur sempre di una realtà. Questa consapevolezza ha delle ripercussioni nelle relazioni che siamo in grado di costruire attraverso il mezzo virtuale. Per me una relazione solida ha sempre valore, a prescindere dal mezzo che la tiene in vita. Io ho costruito molte di quelle che mi piace definire “amicizie adulte”, conoscenze meravigliose che si sono anche trasformate in rapporti lavorativi oltre che privati durevoli nel tempo. Certamente il tempo è sempre una palestra di esperienza e ora capisco abbastanza in fretta quando ci sono i presupposti per costruire valide relazioni interpersonali di amicizia. Sarebbe impossibile poter diventare amica di tutte le persone che incrocio online ma se esiste un vantaggio dell’età adulta è proprio quello di sapere cosa si vuole cercare da un rapporto e scegliere le persone che ci sono affini. Vale nella vita reale e in quella digitale».
Ti ho conosciuta attraverso il podcast “Le parole di Lila e Lenù” che hai scritto insieme a Carolina Capria. Una volta, su Instagram, hai scritto che ogni relazione può costruirsi su basi femministe, non solo l'amicizia, anche un matrimonio. Sono sposata da otto anni e devo dire che leggere queste parole mi ha reso felice, perché sento che io e mio marito stiamo percorrendo una strada femminista.
È un pensiero che ti sta a cuore?
«Carolina Capria è una delle persone che ho conosciuto online e adesso fanno parte della mia vita. Oltre a lavorare insieme, costruiamo ogni giorno la nostra amicizia condividendo le cose che ci uniscono e rappresentano i valori in cui crediamo. Tra questi c’è inevitabilmente il femminismo.
Sono molteplici le forme con cui il femminismo si infiltra nelle nostre vite. Siamo sempre più abituate (e abituati) a pensarlo come una serie di assunti, regole e definizioni da seguire e, invece, non è altro che una prospettiva e una pratica con cui impostare le nostre vite. Le relazioni amorose non fanno eccezione.
Io credo profondamente nel fatto che, oggi più che mai, gli uomini debbano essere coinvolti nelle istanze femministe in maniera attiva e consapevole. Personalmente sono abituata a condividere con gli uomini della mia vita le mie battaglie culturali, politiche e il mio lavoro e sono anche molto fortunata; tuttavia è importante dire a chi ci leggerà una piccola e scomoda verità: sono moltissime le difficoltà che si incontrano quando si affrontano determinate tematiche con gli uomini delle nostre vite. Papà, fratelli, cugini, amici, inizialmente avranno molte difficoltà a comprendere di cosa si sta parlando. Provate a pensarla così: i femminismi costituiscono una lingua straniera che nessuno studia. Succede che molte donne riescano a comprenderne il significato non appena si rendono conto che quella lingua parla della loro condizione sociale, dei loro diritti e della loro vita. Agli uomini manca il passaggio dell’esperienza diretta di molte discriminazioni. Tuttavia, ricordiamo anche questo: i femminismi, (al plurale perché sono tanti) lavorano affinché si possano cambiare delle strutture sociali particolarmente opprimenti per le donne ma altrettanto limitanti per gli uomini. Il matrimonio è una delle istituzioni considerate patriarcali per eccellenza e in quanto istituzione patriarcale può essere decostruita e riscritta. Tu ne sei un esempio, io ne sono un esempio come chiunque costruisca con fatica le sue relazioni attraverso la lente femminista. È un cambiamento già in atto tra l’altro. Occorre avere tenacia, pazienza e coraggio. Tutte e tutti insieme».
Il nostro appuntamento con Taglia e cuci torna a metà maggio, se ti va di chiacchierare con me, se hai una storia da raccontarmi e senti affinità con i temi che propongo, puoi scrivermi una mail.
Ti segnalo un gruppo di lettura che si sta formando proprio in questi giorni, lo organizzano Alessandra De Giorgi e La Daze, si leggerà The Woman in Me di Britney Spears. Ci incontriamo online per odiare chi ha odiato Britney?
Sono Serena Blasi, lavoro con le parole e con i ricordi. Studio e ricerco storie di figlie e di madri nella letteratura, nei film e nelle serie tv e creo percorsi di lettura per scoprire e tradurre le voci delle donne.
Una figlia per amica è una newsletter gratuita che richiede però molto lavoro, se ti va puoi offrirmi un cappuccino o ciò che più ti piace: il mio cuore ricco di citazioni ti sarà riconoscente.
Un grazie pieno di affetto ad Alice Fadda per le splendide illustrazioni.
Forse tu e io diventeremo grandi amiche – non pensi? A volte credo di piacerti – altre volte non ne sono così sicura (…) Pensi ci sia qualcosa della tua vita o delle tue esperienze che mi scioccherebbe, se me la dicessi? Non è così, mia cara. Brucio dal desiderio di sapere, di condividere, di comprendere. È così strano, ma sento che noi due siamo molto simili, in un certo senso. In ogni caso, Isobel, noi avremo coraggio, e questo è molto raro. Forse vogliamo anche le stesse cose. Cosa vuoi che accada realmente, Isobel? Cosa desideri dalla vita?
(Katherine Mansfield, In confidenza)
A proposito dei ritmi e di tempi più corti ma più profondi: ho voluto aspettare a leggerti per farlo con cura, anche se la mail nella casella di posta continuava a chiamarmi tra un impegno e l'altro. Sono contenta di averlo fatto ed essermi presa il tempo di leggere lentamente, soffermarmi su tanti punti. Grazie, è stato un dialogo molto bello